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The Following – 1×06 – The Fall

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Come avrete probabilmente ormai compreso dal trend dei giudizi, alla redazione di Serialmente The Following non sta garbando particolarmente. A dar retta al numero calante di commenti, e alla sempre più ridotta percentuale di voci ottimiste al loro interno, si può supporre che anche tra i lettori la percentuale di entusiasti stia calando. Per mettere le carte in tavola, vi dico subito che la tendenza non è destinata a cambiare grazie a questo sesto episodio, anzi personalmente l’ho trovato tra i peggiori. Messe le cose in chiaro, ci vediamo al prossimo paragrafo per chi fosse interessato ai motivi dell’ennesima stroncatura.

L’aderenza alla realtà non è certo un requisito necessario per determinare l’indice qualitativo di una serie tv, altrimenti l’ascesa criminale di Walt White o le indagine londinesi di Sherlock (per citare un esempio emerso nei commenti settimana scorsa) non avrebbero riscosso tutto questo successo di critica. Decisamente più importante, invece, è la coerenza interna. Si posso accettare eventi totalmente implausibili, purché lo show ne tenga memoria e risolva allo stesso modo situazioni simili in futuro. Si può accettare un’evoluzione azzardata di un personaggio purché graduale e costante, senza passi indietro motivati solo da esigenze narrative.

Partendo da questi presupposti, The Fall – e la serie in toto, in alcuni casi – stanno semplicemente abusando della mia buona volontà di spettatore. Durante l’episodio ho tenuto di fianco a me un blocchetto per appuntare gli errori più macroscopici.
In poco più di 40 minuti dunque

  • Ryan Hardy mina la stabilità del threesome di rapitori sommergendoli di parole, senza che a nessuno venga in mente di imbavagliarlo, nemmeno dopo averlo legato;
  • il follower di Claire Matthews la tiene imprigionata in una stanza dove è libera di muoversi tra pistole appese, di cui una riposizionata dallo stesso follower (quindi presumibilmente carica);
  • per l’ennesima volta ci viene mostrato un colloquio in carcere tra Joe Carroll e un futuro follower: in prigione per anni nessuno ha trovato strana la processione di sconosciuti nel suo turno di visita, né ha ritenuto che fosse il caso di comunicare le generalità al FBI dopo i recenti eventi;
  • gli agenti del FBI giunti a salvare Claire si lasciano scappare il rapitore il quale, semplicemente, ha aperto una porta e girato l’angolo, chiosando laconicamente con “he’s gone”;
  • una tenuta di 4 ettari è tenuta sotto scacco dal FBI e polizia del luogo, mentre in casa i tre rapitori si trovano spesso tutti nella stessa stanza. A nessun agente viene in mente di entrare dal retro, o dalla cantina come fatto da Hardy. Semplicemente aspettano;
  • nella nazione dove la polizia è famosa per sparare prima di fare domande, due agenti del nucleo SWAT si fanno avvicinare da uno sconosciuto uscito dai boschi durante un assedio;
  • Joey Matthews si dimentica le male intenzioni dei suoi rapitori dopo un semplice sonnellino;

E così via, ignorando naturalmente dettagli più marginali come le supercazzole informatiche, e altri non meno marginali, stanco di interrompere la visione ogni 5 minuti per prendere un appunto.

Lo script dell’episodio fa acqua da tutte le parti, non c’è molto da dire. Mi trovo sotto lo stesso scacco che assediava Stefano la scorsa settimana: quali argomenti trovare per un thriller che non può uccidere il suo protagonista, e non riesce a costruire personaggi secondari parimenti interessanti?

Salviamo il salvabile allora, che ancora una volta è la prestazione del buon Kevin Bacon, in questa occasione meno svogliato del solito e innegabilmente a suo agio nella parte di quello che sa recitare gigioneggiando in mezzo a gente meno brava di lui, e i flashback sul passato di Debra Parker, a cui va almeno riconosciuto il merito di provare a mettere in scena qualcosa d’altro oltre il gioco del gatto e del topo in cui FBI e followers fanno a gara a chi sfoggia il comportamento più idiota.

Anche a voler prendere The Following per quello che è, ovvero una serie action-thriller piuttosto caciarona e alla buona, che non vuole essere presa troppo sul serio e preferisce sfoggiare colpi di scena da WTF piuttosto che sedurre con la profondità dei personaggi, anche a voler concedere tutte queste attenuanti dunque, le imprecisioni, le ingenuità e gli errori grossolani rappresentano ancora la coalizione di maggioranza, che arriva prima, ma non vince.

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