Giuro che prima di mettermi a scrivere questa recensione volevo parlare bene di The Following; o per lo meno difenderlo, anche se l’episodio non mi era piaciuto molto. Questo perché abbiamo già parlato molto dei difetti della serie e volevo per par condicio dare anche un altro punto di vista.
Non ce l’ho fatta, al secondo paragrafo stavo morendo di noia e mi sono arreso. Scusami, Sig. Par Condicio.
Il figlio di Natalie Zea (imparerò il nome del personaggio quando comincerà a recitare) riesce a prendere il telefono nascosto e a chiamare sua madre. È fatta, dici, basta tenerlo in linea per 45 secondi e possono tracciare la chiamata, dici. Purtroppo per noi questa serie ha la trama orizzontale e i rapitori non possono essere catturati così facilmente; il segnale viene quindi bypassato sul router, che fa attivare il firewall, che lo rimbalza su vari server e altre scemenze che si dicono nei film quando bisogna aprire una porta.
L’FBI sta comunque andando meglio del previsto, il che è sorprendente considerando l’incompetenza generale, quindi l’assassino (imparerò il nome quando me ne fregherà qualcosa) (LOL mai) sfodera la sua arma segreta: tramite il suo avvocato riesce a mettere in moto altri due assassini e uno di loro rapisce Natalie Zea (in effetti mi stavo chiedendo quanto mancasse prima che riuscisse a complicare, come al solito, la situazione).
L’episodio segue sostanzialmente queste due storyline, terminando su quello che potrebbe essere il cliffhanger più fottesega della storia delle serie tv. La prima devo dire che mi ha abbastanza divertito: ci sono ritmo, spari e corse nei boschi, ma soprattutto c’è il fottuto FBI che non riesce a rintracciare una chiamata (colpa loro che non hanno un ciccione nerd al reparto tecnico, è impossibile rintracciare una chiamata senza un ciccione nerd). La seconda invece è un’ingiustificabile noia mortale e non ho intenzione di scrivere una parola di più a riguardo. Purtroppo per The Following, anche se non ci fosse stata la storyline di Natalie Zea dubito che l’episodio avrebbe raggiunto la sufficienza.
Il problema è che The Following non funziona, e il motivo principale per me è la struttura della serie: avendo una trama orizzontale (e un numero di cattivi limitato) gli sceneggiatori sono obbligati a rallentare ogni volta il normale sviluppo degli eventi, e il risultato è quello di un poliziesco normale ma diluito. Potrebbe anche essere realistico che l’FBI non riesce a rintracciare velocemente una chiamata, ve lo concedo, ma a vederlo sullo schermo dopo anni e anni di procedurali CBS sembra la cosa più scema del mondo.
Oltretutto questa trama orizzontale non è neanche sfruttata a dovere, visto che il progetto dell’assassino, il fantomatico “sequel”, non ha ancora una forma ben precisa e per il momento si limita a quattro sfigati che rapiscono la gente. Nelle recensioni precedenti si è citato molte volte Scream, ma a me sembra che gli autori vogliano piuttosto fare una versione povera di Se7en: il cattivo uccide le persone per distruggere il protagonista, ha previsto tutto fin dall’inizio e non si può fare niente per fermarlo. Io so solo che se questo è il loro obbiettivo lo stanno facendo sbagliato, o noioso, che per certi versi è anche peggio.
Perché in fin dei conti il problema principale di The Following è la noia: il pilot funzionava, ma non è che avesse meno difetti degli episodi successivi, era solo più figo. Siamo partiti con un’evasione dalla prigione, un cadavere che penzolava dal soffitto e Sweet Dreams di Marilyn Manson in sottofondo. Ora invece ci tocca guardare le lagne di una mamma a cui hanno rapito il figlio e un ménage à trois di psicopatici.
Allora arrangiati, The Following, perché dovrei difenderti?
- Il bambino evade dalla camera con uno skateboard. Lascio a voi le battute, io non ne ho la forza.
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