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The Following – 1×02 – Chapter Two

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The Following 1x02

L’FBI è impegnato su due fronti: da una parte, la ricerca di Joey, figlio di Joe Carroll e Claire Matthews, rapito da tre dei seguaci dell’ex professore di letteratura. Dall’altra, la cattura di Jordy, la guardia carceraria convertitasi alla Setta (possiamo dirlo? possiamo dirlo), fresca di battesimo del sangue. Tre studentesse si aggiungono alla fossa comune che Carroll ha scavato, e che ai suoi discepoli ha delegato il compito di riempire.

 Jordy

Lo dico subito, così mi tolgo il pensiero: per me in questo episodio non ha funzionato niente, ma niente di niente. L’assassino/discepolo della settimana mi ha annoiato a morte a esser buoni, indisposto a essere onesti. Passando oltre lo stereotipo dell’idiota grasso, brutto, sudaticcio e influenzabile che si lascia trascinare al di là delle proprie capacità, possibilità  e consapevolezza, la parte di episodio su questo incentrata trasuda mediocrità: sul serio possiamo credere che un uomo, ricercato dall’FBI in quanto assassino e seguace del serial-killer più chiacchierato del momento, possa infilarsi nella casa dell’ex-moglie del suddetto serial killer, ex-moglie il cui figlio è stato appena rapito dai Fedeli del suddetto serial-killer, senza che nessuno se ne accorga? Qui, le risposte possibili sono due:

  1. L’FBI non aveva lasciato nessuno a fare la guardia all’abitazione di Claire. E allora sono dei deficienti.
  2. L’FBI aveva lasciato qualcuno a fare la guardia all’abitazione di Claire, e quel qualcuno s’è lasciato passare Jordy sotto il naso. E allora sono dei deficienti.

Il far uscire dalla bocca di un personaggio le stesse critiche che escono dalle nostre, di bocche (Weston che rimprovera duramente gli agenti della polizia locale per l’errore commesso), non rimedia all’errore. Mi pare un espediente, furbo o disonesto a seconda dell’opinione, per suggerire un realismo e una consapevolezza di sé che la serie non può vantarsi di possedere. Qui si confonde la Confessione con la Redenzione. Il fatto che i difetti dello show siano indicati dai personaggi dello show all’interno dello show non li cancella mica, i difetti. Così come il monologo di Carroll nel finale del pilot non cancellava i clichè generosamente elargiti dallo stesso. C’è chi lo considera omaggio ai classici di genere, chi lo considera metatesto (Carroll sta facendo succedere nella realtà quello che succede nei libri!); per me, una roba vista e rivista resta una roba vista e rivista. Che Williamson sia consapevole di ciò mentre scrive, e che lo scriva pure, non elimina il ciò.

Il confronto tra Hardy e Carroll, in chiusura d’episodio, non ha fatto che peggiorare la mia già pessima impressione: ma perché Carroll, quest’uomo che ci si affanna a dipingere come colto, brillante, carismatico e intelligente, da per scontato che Hardy abbia ucciso il suo uomo? Perché Carroll è così sorpreso, così contrariato? Boh.

 

Emma, Jacob, Paul

C’è anche il fatto che i villain non funzionano. E’ apprezzabile voler costruire e approfondire il background personale di questi personaggi, ma il punto è che Emma, Jacob e Paul (i nomi dietro gli alias Denise, Will e Billy con cui ci erano stati presentati la settimana scorsa) in questo episodio spargono noia a piene mani. Tutto il segmento a loro dedicato è stato piatto e scontato, infarcito di bisticci tra Lui e Lei che si contendono l’altro Lui di cui non potrebbe importarmi di meno.

Emma, in particolare, aggiunge un’altra tacca sul bastone dei clichè: la ragazzina timida e tenera, schiacciata dalla madre mangia-uomini, fan del Carroll scrittore, fan del Carroll assassino, fa un passo e si trasforma in matricida, un altro passo e si trasforma in leader di questa cellula di fanatici e omicidi, con tanto di sguardo freddo, mano ferma ed espressioni da dura (‘are you sure he’s straight? because he’s acting like a jealous little bitch’). Mi riesce difficile considerare antagonista credibile un personaggio con dietro una storia del genere, così schizzata e frettolosa.

Di Jacob c’è poco da dire, se non il fatto che lo scopriamo innamorato di Emma grazie alla freccia scoccata dal dio Eros Joe Carroll, il quale, da dietro le sbarre, ha messo su un’agenzia di incontri che nemmeno Match.com. Paul, piuttosto, è un campanello d’allarme. Per piacere, il triangolo risparmiatecelo. Per piacere, fate in modo che questa mal celata gelosia  nei confronti di Jacob non sia l’espediente tramite il quale far crollare il piano di Carroll.

 

Claire, Ryan, Joe

Il confronto tra Claire e Joe era supposto come uno dei picchi di pathos dell’episodio: la moglie tremante d’odio e di paura, il marito allontanato e rinnegato, Ryan a fissare il suo passato e il suo presente, il suo odio e il suo amore, tramite l’occhio digitale. Ma a me non ha trasmesso niente. In realtà, non ne ho nemmeno capito il senso, se si esclude la possibilità di riaffermare il filo romantico che lega Claire, Joe e Ryan. Natalie Zea non mi è mai piaciuta particolarmente come attrice, e da Claire Matthews mi giungono conferme. Ma, al contrario dei più, nemmeno James Purefoy mi ha impressionato in questi primi minuti di Joe Carroll. Tutto questo carisma, questa personalità, questa capacità ipnotica sulle menti deboli e deviate, non riesco a percepirne l’origine. E’ bello, bellissimo, certo. Ma l’addizione secondo la quale bello + colto= carismatico puzza, puzza parecchio. Un bel professore di letteratura è un bel professore di letteratura, se non ci si spinge oltre. Per essere carismatico non basta l’accento britannico o l’abito da docente della Ivy League. Per essere un antagonista romantico non basta essere un esperto di letteratura romantica.

Kevin Bacon, pur senza strafare, un tocco al suo Ryan Hardy lo ha impresso. O, magari, sono solo io che mi faccio impressionare dal Nome, dal Cinema, dalla Prima Volta in TV di questo grande attore. Probabile.

La ricerca di Joey conduce  Hardy e Weston sulla soglia di casa di Emma, trasformata in un tempio dedicato al culto di Poe e di Carroll, attualmente tana di un altro membro della Setta, tale Rick. Quest’ultimo, coperto da una maschera di Poe, aggredisce e tramortisce Hardy, ma non lo uccide. Non mi soffermerò sull’indicibile bruttezza e stupidità della scena (davvero possiamo credere che Rick sia semplicemente COMPARSO nella stanza? Dopo che Hardy l’ha controllata per assicurarsi che non ci fosse nessuno? Davvero possiamo credere che a un uomo all’inseguimento di serial killer ci si rifiuti di dare una pistola? Se il problema è l’alcolismo, perché coinvolgerlo nell’indagine? Perché Rick non si è nascosto, come razionalità suggerirebbe, in un posto in nessun modo riconducibile a un membro della Setta?). Mi soffermerò, invece, sulle parole dell’agente Debra Parker (Annie Parisse), new entry di questo episodio, capo della task-force, capo della divisione “alternative religions” del Bureau.

‘He’s speaking to people through gothic romanticism (?). There’s a pathology to today’s internet techno-bred mind (!). It’s created a new…vacancy in our humanity (?!). Find the ones with addictional disorders…jackpot. Enter a handsome, charismatic man, who can touch them, let them feel their lives for the first time, conditions them. The only way to truly live is to kill (…). Or some crap like that’.

Ma…parliamo sul serio? A parte un’idea e un’opinione di Internet e dei suoi fruitori che manco Will McAvoy/Aaron Sorkin, ma sono l’unico che trova queste righe qui sopra pregne di un’idiozia e una banalità disarmanti? Non pretendo da questa serie niente di avanguardistico, sia chiaro. E’ dichiarata l’intenzione di usare i topoi, le storie e i personaggi propri di un genere narrativo consolidato dal tempo e dal successo, critico e commerciale. Il punto è quello che si ha da dire, usando questi strumenti. Il punto è riuscire a essere coinvolgenti, emozionanti, divertenti e, se non è chiedere troppo, credibili, usando questi strumenti. Tutto quello che questo episodio non è riuscito a essere. Il pilot si è retto su un passo serratissimo e una fittissima successione di eventi, buoni colpi di scena e un discreto uso del gore, capaci di coprire, almeno in parte, i buchi nella costruzione di personaggi e intreccio. Ma in ‘Chapter Two’ non c’è niente di tutto quel buono. Succede pochissimo (Jordy viene catturato e Claire salvata, ma questo avrebbero potuto metterlo nel trailer dell’episodio per quanto era scontato), quello che succede è pretestuoso, frutto di una serie di trucchi narrativi che vorrebbero creare tensione e che, invece, fanno pena o ridere, a seconda dell’umore durante la visione. L’atmosfera è fragile, fondata su una serie di espedienti (la casa-tempio; il cadavere sepolto in soffitta, dietro le assi delle pareti; l’assassino-che-ti-prende-alle-spalle-senza-fare-rumore) da Casa degli Orrori del luna park, che a chiunque abbia visto un minuto di tv e di cinema negli ultimi vent’ anni dicono ‘yawn’ *. Del pilota resta il banale e si aggiunge la noia.

big nono

 

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